Le parole dei due coach, quello di Sassari Piero Bucchi e quello di Trento Paolo Galbiati, dopo il loro scontro nel settimo turno di LBA:

 

PIERO BUCCHI:

“Il lavoro ha pagato, sono sempre stato sereno perchè la squadra ci prova sempre anche in allenamento e questo è importante. Non abbiamo mai avuto dubbi sull’impegno e le qualità morali dei ragazzi: dovevamo trovare ritmo e le ultime due partite lo dimostrano. Questo non vuole dire che le vinceremo tutte ma che lo sport ha dei sincronismi e delle dinamiche che richiedono tempo. Abbiamo fatto due partite -oggi e in Germania- dove la squadra ha dimostrato coesione e voglia di fare. Abbiamo dormicchiato i primi 3-4 ‘, poi da metà primo quarto fatto meglio iniziato a difendere con grande veemenza e spirito di sacrificio: merito sui ragazzi che hanno concesso pochissimo. Sul finale li abbiamo fatti rientrare, ci può stare, è stata una bella gara giocata bene per 30’ ma dobbiamo continuare a lavorare su questo ritmo.Loro sono un’ottima squadra che mi ha impressionato, arrivavano da cinque vittorie di fila tra campionato e  coppa: è una squadra ben costruito di talento e fisicità. Credo che questo dia ancora più forza alla nostra prestazione e fiducia per il futuro: abbiamo margini di miglioramento, chiudiamo una bella settimana positiva”.

 

PAOLO GALBIATI:

«Complimenti a Sassari, tanti meriti loro e demeriti nostri. Nel secondo quarto ci siamo completamente bloccati, non ci siamo passati la palla: c’è stata però una bella reazione nel quarto periodo, perché quando giochi così male è difficile poi riprendere il filo della partita e noi ci siamo riusciti. Poi c’è anche il valore degli avversari: la classifica è falsa, Sassari è una squadra di alto livello. E complessivamente in una serata come questa e anche a fronte di un quarto da 6 punti segnati, non credo che sia stato l’attacco oggi il problema: il problema sono stati gli uno contro uno difensivi su cui abbiamo fatto tantissima fatica, e il problema è concedere 57 punti nei due quarti centrali. Decisamente troppi. Il peccato capitale è stato quello di non entrare in campo con lo stesso desiderio e lo stesso senso di urgenza dei nostri avversari. Ora torniamo in palestra, lavoriamo e vediamo di ritrovare un po’ di brillantezza per le prossime sfide che ci aspettano»