La stagione 2023/24 é iniziata per la Segafredo, con una separazione fino a poche settimane fa, del tutto imprevista, ma divenuta reale in pochissime ore, dopo la conferenza stampa del tecnico Sergio Scariolo, che non è piaciuta per nulla al Presidente Massimo Zanetti.
Quando finisce un amore nei modi e nei tempi in cui si è consumato quello fra il tecnico bresciano e la proprietà bianconera, sarebbe buona norma evitare qualsiasi commento, perché come accade anche nelle migliori famiglie, i veri motivi che portano alla separazione, sono sempre difficilmente individuabili da chi vive al di fuori.
Purtroppo è invece uso piuttosto comune, commentare a favore dell’uno o dell’altro, spesso senza avere realmente dati oggettivi in possesso, ma semplicemente per sensazioni personali, legate anche a simpatie o antipatie verso i protagonisti della vicenda. Cosicché nascono voci di ogni tipo, spesso del tutto fuori luogo, che generano confusione e dibattiti infiniti, quando servirebbe invece una maggior calma, ponderazione e soprattutto buonsenso.
Nel caso specifico, chi scrive, ritiene che come spesso accade fra due innamorati che si lasciano, la verità stia a metà strada, fra parole dette solo parzialmente o incomprensioni nate da comportamenti che non sono piaciuti alla parte avversa.
Ciò che si può dedurre dalla conclusione della vicenda, sperando che le parti non trascendano oltre certi limiti dettati dal buonsenso, è che entrambe si siano trovate imprigionate in un contratto da rispettare, a cui però nessuno, voleva davvero rinunciare.
Si volta pagina, la nuova stagione non aspetta, il futuro del dopo Scariolo è già cominciato con la presentazione di colui che guiderà le Vnere per il prossimo biennio, quel Luca Banchi fresco vincitore del premio miglior coach dei mondiali appena disputati con la sua Lettonia, la squadra più povera di giocatori NBA e di Eurolega del pacchetto delle prime otto, classificatasi quinta, un bel biglietto da visita per il nativo di Grosseto.
Tecnico molto diverso nei modi e nel carattere dal predecessore, si è messo al lavoro ereditando un gruppo di atleti pensato da altri, a cui dovrà trasmettere le sue metodologie ed i suoi credo cestistici, senza creare scompensi. In passato ha già dimostrato di saperlo fare, sin dai tempi senesi, si vociferava che fosse lui a dirigere gli allenamenti in palestra, mentre a Milano, appena arrivato, riuscì a rendere vincente un gruppo con giocatori di spiccata personalità come Alessandro Gentile, Keith Langford e Nicolò Melli.
Allenatore di grande carattere, ha mostrato gli attributi quando le cose non erano di suo gradimento, l’esperienza a Torino è ancora viva a tutti quelli che seguono il basket da qualche anno.
Dopo alcuni anni passati ad allenare all’estero, Germania, Grecia, Russia ed una breve esperienza in USA come vice, è tornato in Italia a Pesaro, dove ha ottenuto un discreto risultato raggiungendo i quarti nei playoff del campionato 2021/22.
Poi nuovamente all’estero in Francia lo scorso campionato, e successivamente la storia recente del mondiale guidando una squadra non certo ricca di talento, ma estremamente motivata e determinata nel provare a giocarsela con tutti.
Il suo esordio alla guida dei bianconeri nella Supercoppa, ha già dato un primo riscontro oggettivo dell’uomo Luca Banchi, uno che non ama nascondersi dietro l’ipocrisia, dichiarando sin da subito che non voleva prendersi il merito della vittoria, non sentendosi ancora sua la squadra, ma ringraziando pubblicamente il lavoro del predecessore e i ragazzi che lo hanno accolto con disponibilità, dandogli la possibilità di iniziare a lavorare con loro, cercando prima di tutto di conoscerli meglio, intuendo comunque di avere a disposizione un gruppo voglioso di fare bene e fortemente motivato. Le sue dichiarazioni nel dopo gara sia contro Milano che nella finale contro Brescia, sono state un segnale della concretezza anche umana che il tecnico si porta dietro da sempre, sicuramente un segnale molto positivo che i ragazzi del gruppo squadra ha certamente apprezzato.
Oltre al coach, sono diversi i volti nuovi arrivati alla Segafredo in questa estate caratterizzata dalla competizione iridata.
Bruno Mascolo, play italiano che dovrà garantire buoni minuti in campionato per dare respiro ad Hackett e Pajola, impegnati anche sul fronte Eurolega, ragazzo dotato di grande grinta, accarezza il sogno della vita indossando una canotta prestigiosa come quella bianconera.
Achille Polonara, il sogno virtussino che sembrava dovesse rimanere una chimera, ed invece finalmente sbarcato alla Porelli, per riequilibrare un pacchetto lunghi, i cui italiani non figuravano mai, fra quelli in campo nei momenti importanti. Dovrà ritrovare il tiro da fuori, fondamentale che lo ha abbandonato nella competizione mondiale, limitandone l’impiego con la maglia azzurra.
Devonte Cacok, giovane lungo americano, dotato di grande energia atletica, dovrà adattarsi in fretta al gioco europeo a cui, nonostante la taglia, verrà chiesto di colmare la lacuna in cui la Virtus lo scorso anno, ha pagato sempre troppo dazio, quella dei rimbalzi.
A dar man forte al giovane Cacok, è arrivato Brian Dunston, trentasettenne pivot americano, vincitore di ben due Eurolega in Turchia, elemento che non potrà certamente giocare molti minuti, ma che avrà il compito di dare una mano sotto le plance con la sua provata esperienza, trasmettendo buoni insegnamenti al compagno di reparto più giovane.
Jaleen Smith, ottimo difensore, l’uomo che avrà il compito di supportare i portatori di palla, ma anche dotato di quella caratteristica che alla Virtus dello scorso anno mancava, creare un tiro dal palleggio.
Ultimo ad arrivare alla Porelli, ma primo acquisto dell’estate è il serbo Ognjen Dobric, che si presenta alla prima esperienza fuori dal paese natio, con la medaglia di vice campione del mondo ed un torneo giocato ad ottimi livelli. Mancino con buone attitudini difensive, si propone nel ruolo di ala piccola per colmare il vuoto lasciato dalla partenza di Ojeleye.
Dal gruppo che ha concluso lo scorso campionato, mancherà un nome su tutti, Milos Teodosic, tornato in patria all’amata Stella Rossa per chiudere una carriera ricca di soddisfazioni. Milos è di per sè un talento impossibile da sostituire, il Mago andrebbe clonato per averne uno uguale all’originale, quindi impossibile pensare di trovarne un sostituto. La sua mancanza potrebbe per assurdo, far bene ad un gruppo che dovrà di conseguenza assumersi maggiori responsabilità nella fase offensiva, non potendo più contare sulle abilità dell’asso serbo.
Un’altra partenza, del tutto imprevista a giugno, è stata quella di Semi Ojeleye, uscito da casa Virtus con un ingaggio più alto di quanto potesse offrire la Segafredo e con il pagamento di un buy out che ha reso un pò meno amaro il suo addio. Resta comunque il fatto, che sostituire la sua fisicità non sarà facile, nonostante i due infortuni patiti durante la stagione, ne abbiano limitato l’apporto globale alla squadra.
Gli addii di Mou Jaiteh e Ismael Bako, erano già previsti da tempo, il francese dopo l’ottima annata in Eurocup, non era riuscito a ripetersi in Eurolega, l’approdo al Monaco in Francia, come francese, ha un senso ben preciso, il ragazzo potrà giocare con molta meno pressione, mentre il Belga andrà a fare da supporto ai lunghi, in quel di Kazan.
L’addio emotivamente più sofferto è sicuramente stato quello di Kyle Weems, diventato vero beniamino del pubblico virtussino. La sua esclusione dai playoff per scelta puramente tecnica, ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi bianconeri, che avrebbero voluto vederlo in campo a lottare come sempre, resta comunque immutata la stima e l’affetto per un giocatore che ha sempre dimostrato grande professionalità e attaccamento alla maglia. Ci sarà comunque modo di salutare “Batman” quando la Virtus incrocerà Tortona, sua nuova destinazione.
Infine il saluto dei due ragazzi italiani, Gora Camara andato in prestito a Treviso per cercare minuti sul campo e provare a trovare la propria dimensione di giocatore, e Nico Mannion, che ha concluso la sua avventura in maglia bianconera, certamente non una grande esperienza, minata dai mille problemi fisici rimediati nel biennio.
Dei confermati, si è parlato sin troppo del caso Lundberg, dopo l’esonero di Scariolo il ragazzo è stato reintegrato, dovrebbe perciò avere a disposizione una seconda possibilità per dimostrare di essere il giocatore ammirato nei primi due mesi e non l’opaca controfigura vista dopo l’infortunio al dito della mano, che ne ha caratterizzato il resto della stagione, culminato con l’accomodarsi in tribuna per tutta la durata dei playoff.
Per gli altri, ci si attende una stagione in linea con quanto intravisto lo scorso anno, dovranno fare da collante con i nuovi arrivi e cercare di dare una mano ad un nuovo coach che avrà il compito di creare coesione in un gruppo che non ha contribuito a costruire.
L’esperienza di giocatori come capitan Belinelli, Hackett, Shengelia e Mickey dovrà essere la base per rendere questa nuova Virtus competitiva su i due fronti in cui si giocherà la stagione. La Segafredo si augura la definitiva esplosione di Isaia Cordinier, il ragazzo ha trovato un accordo per il rinnovo con la Virtus, i denari spesi vanno intesi come un investimento per un giocatore che ha tutti i mezzi per poter diventare un ottimo elemento nei prossimi anni.
Questo nuovo gruppo, con la perdita di un genio come Teodosic, ha sicuramente abbassato il livello del proprio talento, ma con l’arrivo di Dobric, Smith, Polonara e Cacok, dovrebbe aver migliorato la propria fisicità e attitudine alla difesa. Non sarà facile per coach Banchi trovare in poco tempo l’alchimia giusta, ma la stagione non aspetta, servirà quindi un lavoro serrato in palestra e tanta disponibilità di tutti a capire le indicazioni del nuovo allenatore. Da ciò che si è visto a Brescia nel weekend di Supercoppa, la squadra sembra comunque ben concentrata e vogliosa di far bene, la gara contro Milano, nonostante entrambe le formazioni fossero indietro di preparazione e largamente rimaneggiate, ha comunque mostrato una Virtus concentrata e molto disponibile al gioco corale sia in attacco, ma soprattutto in difesa, dove i cambi sono sempre stati attenti e precisi.
In questo nuovo gruppo è oggi difficile prevedere se vi possa essere un giocatore in particolare, che possa rivelarsi una sorpresa, sulla carta sono tutti buoni elementi che possono portare il proprio mattoncino alla causa, se si volesse scommettere un centesimo, si potrebbe farlo su Cacok, forse il meno conosciuto di quelli arrivati, uno che sotto le plance, specialmente quelle europee, dovrà trovare in fretta la propria dimensione, per dare una mano importante alla squadra. Al college, era indicato come uno dei rimbalzisti più promettenti, ottimo saltatore e fisico importante.
Dovendo guardare non solo all’Eurolega, ma anche al campionato, non si può trascurare il capitolo riservato agli italiani di questo gruppo. Quest’anno, il pacchetto indigeno parrebbe essere più bilanciato, l’arrivo di Polonara è sicuramente l’ago della bilancia. Tuttavia, non bisogna dimenticare che questa Virtus, potrà godere dell’apporto in campo anche di Awudu Abass, un altro che in teoria si potrebbe considerare fra i nuovi acquisti, visto che lo scorso anno è rimasto fuori per buona parte della stagione. La due giorni di Brescia ha lasciato intravvedere un Abi già bello tonico, ci sono quindi belle sensazioni che possa finalmente dare un contributo importante nella stagione appena iniziata. Anche il giovane Leo Menalo è tornato in gruppo, oltretutto molto più strutturato fisicamente, in campionato ci si aspetta anche un suo contributo, specialmente nella specialità della casa, il tiro da fuori.
La nuova stagione appena iniziata con la Supercoppa e l’ennesimo scontro con l’Olimpia Milano, ha già sorriso ai bianconeri, per il terzo anno consecutivo la Segafredo ha fatto suo il trofeo estivo, che conta sicuramente meno rispetto alla coppa Italia e allo scudetto, ma chi lo vince festeggia, chi perde spiega il perché del primo inciampo di stagione. Domenica inizia il campionato, la Virtus non potrà esimersi dal presentarsi come maggiore antagonista dei campioni d’Italia, visto anche il budget speso, mentre in Eurolega, l’obiettivo è quello di avere innanzitutto maggiore fortuna con gli infortuni, e di poter perciò disputare un torneo in cui giocarsi le proprie carte, per migliorare il piazzamento dello scorso anno. La squadra assemblata, pur avendo perso l’uomo di maggior talento, appare decisamente più attrezzata fisicamente per reggere l’impatto europeo, mentre in campo nazionale, ha sicuramente più giocatori che possono scendere sul parquet e reggere il confronto con le avversarie, dando così modo ai compagni più esperti, di riposare e farsi trovare pronti nelle importanti sfide in campo internazionale.
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Alessandro Stagni