Florida 79-73 Auburn

 

In stagione regolare era finita 90-81. Ritrovando Florida in semifinale, sicuramente i Tigers credevano alla possibilità di una rivincita, anche se davanti avevano davanti una vera potenza.

Soprattutto, però, Auburn si è trovata a dover fronteggiare un super Walter Clayton Jr. Il quale, come solo i veri leader sanno fare, ha segnato subito un morbido tiro in sospensione dalla lunga distanza, per poi lasciare spazio ai compagni, e tornare fuori nei momenti clou.

Nel mentre la squadra dell’Alabama sognava grazie alla coppia composta da Jhoni Broome e Chad Baker-Mazara, che in area ha iniziato a martellare il canestro avversario. I Gators, sornioni, non hanno però mai lasciato fuggire gli avversari, dando vita ad una gara di batti e ribatti.

A prendersi la scena per Florida è stato Alijah Martin, che tra tiri liberi, layup ed anche una tripla rappresenta per i Tigers un rompicapo di difficile soluzione. Dall’altra parte si sono invece iscritti alla gara anche Miles Kelly e Denver Jones. È proprio quest’ultimo a siglare il +6 per Auburn a poco più di quattro minuti dall’intervallo, con un blitz a canestro dopo il pick&roll giocato con il lungo Chaney Johnson.

Dopo un canestro di Clayton e uno stillicidio di liberi da entrambe le parti, la piroetta di Broome sotto le plance aveva consegnato ad Auburn addirittura il +9. Sul ribaltamento di fronte, tuttavia, Clayton con un no-look ha servito Thomas Haugh per la tripla che avrebbe ricucito ancora una volta il margine, se non fosse che Kelly nell’altra metà campo ripagava con la medesima moneta.

Alla pausa ci si è andati, dunque, con sì i Tigers in vantaggio di otto punti, ma la sensazione che Florida stesse giocando al gatto col topo. La conferma è arrivata all’inizio della ripresa: dopo aver concesso un altro po’ di sfogo agli avversari, i Gators hanno iniziato a risalire la china.

In un amen, infatti, Will Richard, il redivivo Alijah Martin ed il solito Clayton hanno impattato la gara sul 49-49. Da lì si è tornati sui binari dell’equilibrio, con un minimo vantaggio di Auburn grazie a Broome, Jones e Johnson.

Anche in tale frangente, tuttavia, il gap si è rivelato illusorio: con una tripla quasi dall’angolo e due tiri dalla linea della carità, infatti, Clayton ha riportato  i suoi a contatto, per poi sedersi un attimo in panchina e vedere il Martin anticipare Broome sul passaggio sbagliato di Tahaad Pettiford ed andare a schiacciare indisturbato il vantaggio dei suoi.

I Tigers però, in quel momento, non erano ancora domati, anzi, sono tornati avanti grazie ad una tripla di Baker-Mazara. Un’altra persa di Auburn in attacco ha però portato nuovamente ad un’affondata di Martin per il 66-63.

Un’ultima reazione dei ragazzi dell’Alabama è stata rintuzzata anch’essa da Clayton, che prima si è messo in proprio e poi, sulla rimessa da fondo, ha servito a Thomas Haugh l’assist per il +8 che a trentasette secondi dal termine ha posto fine all’incontro. In finale ci è andata dunque Florida, che se la vedrà con una squadra che, nel ranking finale, la precedeva di una sola lunghezza: i quasi padroni di casa di Houston.

 

 

Houston 70-67 Duke

 

Con il senno di poi, che sarebbe stata la serata di LJ Cryer lo si poteva intuire sin dal principio. Dopo un minuto e venti di polveri bagnate da ambo i lati, infatti, era stato proprio lui a segnare il primo canestro della seconda semifinale di questa March Madness: un tiro da tre, dall’ala destra, dopo che J’Wan Roberts aveva recuperato il rimbalzo sull’errore di Emmanuel Sharp.

Quando rompi il ghiaccio così significa che qualcosa dentro ce l’hai, a maggior ragione visto che dall’altra parte il miglior prospetto collegiale del 2025, Cooper Flagg, ha iniziato nervoso la contesa.

È bastato poco, però, perché anche lui si iscrivesse alla gara, confezionando un primo allungo di Duke insieme al compagno Kon Knueppel.

Verso metà del primo tempo i Bule Devils si sono portati a +9, che sono diventati +11 sull’appoggio di Maliq Brown a tre minuti dalla pausa. In quei frangenti sono stati J’Wan Roberts e Emmanuel Sharp a permettere a Houston di rimanere in scia.

Tuttavia, mentre l’attacco degli avversari appariva nevrotico anche quando andava a bersaglio, i Cougars hanno sempre mantenuto una certa tranquillità nella loro impostazione di gioco. Non sono quindi una sorpresa le due triple di Cryer e quella di Uzan, che hanno permesso ai biancorossi di rosicchiare lo svantaggio.

Le sei lunghezze di margine con cui Houston è andata all’intervallo non sembravano quindi irrecuperabili, ed infatti alla ripresa delle ostilità al layup di Flagg e alla tripla di Sion James hanno risposto di nuovo due canestri dall’arco di Cryer ed un’incursione in terzo tempo di Uzan. Gap ricucito? Neanche per idea, perché Flagg si è rimesso in proprio regalando ai suoi il nuovo +9, divenuto +14 con il liberi del 56-42.

La gara a quel punto poteva sembrare indirizzata. Pensiero ingenuo, perché è proprio lì che la macchina offensiva di Duke si è inceppata, subendo la fisicità dei texani in difesa come mai era successo fino a quel momento. Con tre canestri di fila, infatti, Cryer ha interrotto il digiuno di Houston, seguito poi da un reverse di Roberts ed un tap in di Tugler.

A quel punto gli uomini di coach Scheyer si sono ritrovati solo a +4. Dopo due liberi di Tyrese Proctor, incolore fino a quel momento, è arrivata la tripla di Flagg ancora per il +9, ma è stato l’ultimo squillo.

Sharp ha infatti infilato nove punti di fila, tra cui una tripla facendo saltare a vuoto Flagg, contro i tre racimolati ai liberi dallo stesso Flagg e da Knueppel. Il tiro dalla linea della carità di quest’ultimo, arrivato per un fallo tecnico a Tugler, è stata l’ultima volta che Duke ha mosso il punteggio sul tabellone, poi solo errori.

Il più grave è stato cui una sanguinosa palla persa di Sion James sulla rimessa, a causa del pressing a tutto campo di Houston. Recuperata la sfera, Mylik Wilson ha tentato un tiro da tre, sbagliandolo, ma Tugler, forse per farsi perdonare, è stato lesto sul rimbalzo, schiaffando a canestro il -1.

A chiudere definitivamente i conti sono stati due liberi di Roberts e due di Cryer, mentre la “Hail Mary” a tempo scaduto di Proctor finiva direttamente in mezzo agli spettatori. E così in finale contro i Gators ci va Houston, che potrà contare anche sul fattore campo.

 

 

Luigi Ercolani