FOTO: Copertina Sport Illustrated 2002
di Filippo Luini
30 dicembre 1984, Akron (Ohio), città degli Stati Uniti nord ordientali: nasce LeBron Raymone James.
Sport Illustrated, quando ancora è alla High School, gli dedica una copertina che titola: “The chosen one”, ossia, il prescelto.
LeBron entra in NBA senza passare dal college: è dominante, qualcosa di mai visto prima nella Lega. Un fisico unico, a cui col tempo aggiunge dettagli tecnici: si apre il campo aumentando le percentuali al tiro da fuori, perde massa e guadagna in dinamismo, paga sul campo il prezzo delle sconfitte e reagisce, diventa contemporaneamente un lungo, un ala e soprattutto un playmaker, con una visione di gioco disarmante per tutte le difese. Oggi, LeBron James, è il giocatore che tutti (e nessuno) vorrebbero allenare. Un sottile confine tra la possibilità di rendere uniche le stagioni, e il potenziale carismatico per far sciogliere come neve al sole un signor coach come David Blatt.
LeBron è stato il giocatore della decade passata (e forse lo sarà di quella appena iniziata). Assieme a Kobe rappresenta la perfezione dello sport in termini di mentalità, di miglioramento e di fame di vincere. Oggi, quel signore con addosso la maglia dei Lakers, compie 36 anni. Ci sembrerà incredibile, ma LeBron è come il vino, più invecchia più diventa buono.