di Mario Arceri
In archivio il positivo esordio che ha confermato quanto di buono già espresso nelle precedenti uscite (l’efficacia offensiva di Fontecchio e la rocciosità di Melli), stasera l’impegno è di quelli che possono valere un Europeo. L’Estonia si è dimostrata un ostacolo abbastanza fragile, dieci minuti (la seconda frazione di gioco) per travolgerla con un parziale di 31-15 e gli ultimi venti minuti per controllare un’avversaria che non ha mai dato la sensazione di poter mettere in difficoltà gli azzurri. Le note positive per l’Italia si allungano con la buona difesa, la supremazia ai rimbalzi, il recupero di Polonara e la crescita di Datome, utili anche per accentuare la pericolosità offensiva, i primi cenni di reazione di Pajola.
Una vittoria che fa morale ma non illude, ben sapendo che l’Estonia non fa parte della nobiltà cestistica europea. I conti veri si faranno stasera, contro una Grecia in difficoltà negli ultimi anni, ma rigalvanizzata dalla disponibilità di Giannis Antetokounmpo e di Tyler Dorsey, la guardia di Pasadena che, dopo una stagione all’Olympiacos, tornerà a ottobre con i Dallas Mavericks nella Nba, dove conta già un centinaio di presenze tra Atlanta e Memphis, tra il 2017 e il 2019. Cinquantaquattro punti in due equamente distribuiti a dimostrazione della loro incisività, ma anche di come la squadra di Itoudis sa mettersi a disposizione dei suoi due campioni se le vicende della partita lo richiedono. La stella indiscussa è il maggiore degli Antetoukonmpo (degli altri due, Kostas con la Croazia non è entrato e il terzo, Thanasis, con Giannis ai Bucks, è stato impiegato per 17’: quante nazionali hanno potuto contare in squadra tre fratelli?) che ha risolto il confronto con Bogdanovic e compagni (deludente Saric, Jaleen Smith, l’americano di Berlino, il migliore), con la schiacciata e tiro libero aggiuntivo con cui ha messo al sicuro la partita a 4” dalla fine.
Era scontato che la stella di Milwaukee, dalla storia personale tanto tormentata quanto edificante (origine nigeriana, famiglia poverissima, e lui da bambino venditore ambulante finché non è arrivato il basket a consentirgli di scrivere pagine di riscatto sociale ed umano), fosse il giocatore di maggiore attrazione nel gruppo di Milano. Temuto dagli avversari ed apprezzato da tutti, è il depositario delle speranze dei tifosi greci, giunti a migliaia anche ad Assago, di veder tornare l’Hellas a combattere per il podio.
Sarebbe però un errore se l’attenzione si concentrasse solo sul ragazzone di Sepolia, periferia di Atene, sottovalutando elementi di sicuri valore ed esperienza come Calathes, Papanikolau, il vecchio Sloukas e, naturalmente, Dorsey che, contro la Croazia, ha fatto gioco e segnato punti.
La partita di stasera rappresenta dunque un punto di svolta essenziale nell’Eurobasket azzurro, prima dell’altra sfida decisiva per gli accoppiamenti degli ottavi, martedì sera con la Croazia di Mulaomerovic che ha ceduto ai greci di soli quattro punti, confermando qualità che negli ultimi tempi erano andate un po’ svanendo.
Stasera il confronto sarà duro. Puntiamo su una panchina forse più profonda anche se con meno centimetri, e sugli aspetti più convincenti che Pozzecco è riuscito a mostrare con un percorso finora netto (Olanda, Ucraina, Georgia, Estonia) negli impegni ufficiali: il senso di Fontecchio per il canestro, la solidità di Melli, la saggezza di Datome, la freschezza di Mannion e Spissu, la scoperta di un Tonut difensore mai così attento, grintoso e fisicamente dotato, il contributo sempre efficace di Ricci e Polonara, soprattutto l’interpretazione di un gioco che richiede un’attenta partecipazione collettiva per provare a colmare gli indubbi e cronici limiti della squadra, come la mancanza di centri di ruolo con centimetri e stazza europei. Battere la Grecia nonostante Antetokounmpo e il sostegno massiccio dei tanti tifosi ellenici, rappresenterebbe un grande passo avanti in autostima e nella definizione di traguardi più credibili in questo Eurobasket.