Dopo aver passato più di un mese a guardare i compagni dalla tribuna, Naz Mitrou-Long è tornato a disposizione di coach Messina e lo ha fatto prendendo il sopravvento con 11 punti segnati nei primi quattro minuti del match contro il Real Madrid in Eurolega: “Fortunatamente ho giocato molte partite precampionato con l’Olimpia, ma non mi era mai successo di iniziare la stagione con una nuova squadra in tribuna. È una delle cose più diffìcili: i tuoi compagni vincono, e tu non contribuisci al loro successo e se perdono non hai potuto far nulla per cercare di evitarlo. Ma sono pronto, anche se so che c’è ancora molto lavoro da fare assieme”, come dichiarato a Luca Chiabotti su “La Repubblica – Milano”.

Durante lo stop, Nazareth ha potuto scoprire la città di Milano con la sua famiglia: “Mio padre Jersey era qui: originario di Trinidad, è stato un kickboxer di livello mondiale ma l’ho visto solo in videocassetta, ero troppo piccolo quando combatteva. Con mio fratello, anche lui cestista, ci siamo allenati intanto, assieme a loro, ho anche conosciuto meglio la città. Non sono uno che esce molto, ma quello che ho visto mi è piaciuto tantissimo. Sono un fanatico del cibo, è questa città è al top nel mondo. Mettetemi in un posto dove si mangia bene, e sono a posto. E vogliamo parlare dei formaggi? Santo cielo…”.

Da bambino Nazareth voleva seguire le orme del padre e diventare pugile, prima di restare estasiato da Vince Carter: “Sono nato vicino a Toronto e da sempre sono un tifoso dei Raptors. Carter ha acceso la mia passione per il basket e, a un certo punto, mio padre mi ha chiesto di scegliere cosa volessi fare. Da allora mi sono dedicato alla pallacanestro completamente, è anche la mia grande passione”.

Da lì è partito un lungo viaggio: “Penso che quando ne ho avuto l’occasione, ho mostrato il mio talento. Nella Nba ho avuto poco spazio ma ho imparato da ogni minuto a Utah e Indiana, squadre da playoff. Non ho alcun rimpianto. Sono felice di quello che ho fatto, della scelta di venire in Europa a Brescia, di aver sviluppato anche il gioco da playmaker e, adesso, di essere a Milano. Il roster dell’Armani parla da sé, l’Olimpia è costruita per vincere. La stagione è lunga, ricca di alti e bassi, l’importante è essere caldi quando conta. Abbiamo subito degli infortuni, ci vorrà del tempo per ritrovarci tutti sulla stessa pagina e, anche quando vinciamo, siamo consapevoli di avere un grande potenziale ancora da esprimere. Mi vanto di essere un giocatore che può inserirsi in ogni contesto, non mi interessa segnare 20 punti ma vincere. Voglio giocare in squadre che arrivano all’ultimo atto di ogni manifestazione a cui partecipano e alla fine, alzare il trofeo. Milano mi dà la possibilità di far parte di un gruppo vincente ed entrare per sempre nella storia”.

Fonte: legabasket.it