di Mario Arceri
BERLINO – Finisce come era logico che finisse: domani in finale si affronteranno la squadra campione del mondo e la squadra vicecampione olimpica e cioè, sulla base dei risultati, quello che c’è di meglio nell’universo cestistico al di fuori degli Stati Uniti delle superstelle. La Francia, dopo aver penato per l’intero torneo, ha tirato fuori gli artigli dilaniando la povera Polonia che nel suo cammino ondivago in semifinale ha toccato il punto più basso (aveva già preso 30 punti dalla Finlandia e 27 dalla Serbia: la Francia gliene ha dato 41!) pagando forse lo sforzo compiuto per battere la Slovenia o, più probabilmente, l’appagamento dopo una vittoria del tutto inattesa sui campioni uscenti. La Spagna invece ha dovuto affrontare un’avversaria ben più dura. Ha sofferto, è andata sotto, è risalita, ha gestito al meglio le fasi finali, ha dimostrato quanto contano l’esperienza di tante battaglie sempre ai vertici e una panchina capace di indovinare tutte le mosse giuste al momento giusto.
Dunque Francia-Spagna: fuori i balcanici, fuori i baltici, fuori i panzer dell’Europa centrale, il basket torna a parlare latino e ci fa male pensare che – vista la Polonia di venerdì sera – in finale poteva esserci l’Italia. Non ci siamo per un libero sbagliato, la Spagna invece c’è perché di fronte al disperato pressing conclusivo della Germania (11 punti nei 33” conclusivi iniziati sull’86-80 per la Spagna dopo che entrambe le squadre erano rimaste all’asciutto per oltre tre minuti) dalla lunetta ha fatto 8 su 8. Le ragioni del successo sono anche altre, ma il dato dimostra quanto conti la freddezza del campione (nello specifico Brown e Willy Hernangomez con quattro liberi a testa) nel non permettere alla mano di tremare anche se l’Arena vibra per il ruggito di 14000 tifosi scatenati.
Assenti illustri (il vecchio Chacho Rodriguez, ma anche Rubio, Abrines, Claver e poi Llull tra i veterani), millennials lanciati con coraggio (Padrilla, Garuba, Parra, 18 presenze in tre prima dell’Eurobasket) a fianco del nocciolo duro della squadra (Rudy Fernandez, i due Hernangomez) al quale Scariolo ha insistito per aggiungere Lorenzo Brown nella consapevolezza che proprio l’assenza di un play con capacità offensive poteva rappresentare il punto più vulnerabile della Seleccion.
Quanto sia stata giusta la sua scelta, pescando chissà quale avo spagnolo alla stella del Kazan, l’ha dimostrato la partita di ieri che si è sostanzialmente risolta in un duello tra Brown e Schroeder alle cui mani la Germania si è consegnata. Finché il play di Houston ha avuto fiato la Germania ha sostanzialmente condotto: 30 punti nei 31 minuti iniziali, ma poi il buon Dennis ha ceduto di schianto perdendo il confronto, e la partita, con Brown che negli ultimi nove minuti di punti ne ha segnati 11 e soprattutto ha gestito magistralmente il gioco degli spagnoli innescando Diaz e l’altro Hernangomez per la fuga decisiva in una gara che era andata incredibilmente a singhiozzo con parziali pazzeschi e altrettanto folli recuperi: da un 23-5 per la Germania a un 15-2 per la Spagna per un successivo 14-0 tedesco, un 8-0 spagnolo e ancora il 15-3 degli iberici che a tre minuti e mezzo dalla fine avevano le mani sulla finale (86-80). Poi più niente per tre minuti e infine, nei soli 33 secondi conclusivi, l’assurdo punteggio di 10-11 tra liberi della Spagna e triple di Obst e Lo.
Tra cadute e risalite, partita da infarto per chi sosteneva l’una o l’altra squadra, di grande godimento per chi ama il basket e la sua imprevedibilità.
Poco da dire invece sulla Francia, trascinata ieri da Yabusele. La debolezza dell’avversaria ha consentito a Collet di far riposare, dopo la grande fatica con gli azzurri, Gobert, Fournier e Heurtel una volta messo al sicuro il risultato. Che giudizio dare alla Francia e, soprattutto, cosa potrà accadere domenica? Il match con la Polonia ha una doppia chiave di lettura: francesi scatenati per le inconsistenti barriere tecniche e morali degli avversari affrontando poco più di un allenamento, oppure il segno della squadra di razza che avvicinandosi all’obiettivo ha infine espresso tutto il suo potenziale annichilendo chi aveva fatto fuori anche il grande Doncic?
Di sicuro sarà una gran bella finale tra le due squadre più qualificate per titoli pregressi a giocarsi l’oro europeo. Da anni sono ai vertici, guidate da due tecnici di grande valore. Più atletismo da parte francese, più capacità di lettura del gioco da parte spagnola: la sfida è aperta e tutta da vedere.